Versione PDF

La guerra è già iniziata. Ce ne accorgeremo presto. Forse.
Infatti c'è qualcosa di incredibile nell'opinione pubblica italiana in questi giorni. Una specie di cecità, tipo quella a cui dedica un bellissimo racconto José Saramago.
Davanti alla tracotante arroganza dei partiti della "nuova" destra incarnata da Lega e 5stelle, che volevano fare del Presidente della Repubblica un semplice passa carte dei loro voleri, una specie di maggiordomo al servizio del loro progetto (tra l'altro stipulato dopo il voto e senza averne avuto una diretta legittimità democratica), nessuno sembra trovare la parola che maggiormente porterebbe chiarezza: nazionalismo.
L'attacco sferrato da quasi tutta la destra retriva (mi scuso per la ridondanza) del Paese (meno che da Berlusconi e dai neofascisti), votata dalla stragrande maggioranza della popolazione, va letto sulla base del contenuto del "contratto" siglato qualche settimana fa: come era evidente a pochi analisti politici, prima, durante e dopo le elezioni, il nazionalismo è il cemento che permette di tenere insieme quelli che vengono chiamati sbrigativamente i "partiti populisti". O peggio "sovranisti". Facendo chiaramente il gioco di quei partiti, visto che popolo e sovranità sono parole che assumono una valenza democratica diretta, e senza problematizzare il portato nazionalista del loro progetto più o meno sgangherato e pericoloso.
E, come dovrebbe risultare ovvio, ormai e da tempo, siamo in presenza di qualcosa che la nostra come altre società hanno conosciuto già nel passato: la difesa dell'interesse nazionale è in realtà la foglia di fico per mascherare l'attacco xenofobo a qualsiasi straniero, ricco (i tedeschi) o povero (i migranti e i rom). Capro espiatorio per qualsiasi problema patrio. Salvo poi mantenere o acuire le diseguaglianze sociali, eliminare i diritti sociali e civili, e fare della solidarietà qualcosa di violento e razzista.
L'impeachment chiesto a gran voce contro Mattarella ha un significato chiaro: il presidente si è "permesso" di non fare gli interessi nazionali espressi dalle urne. Non è un caso che "Fratelli di Italia", un partito grottesco (non fosse altro perché è guidato da una donna...), abbia subito preso la palla al balzo per accodarsi alla richiesta 5stelle. Non si tratta solo di cinico opportunismo, ma di affermare ancora una volta e a un livello mai visto nell'Italia repubblicana, il valore assoluto di supposti interessi nazionali.
Il fatto di fare i propri interessi a scapito di altri che non condividono la nostra stessa identità è talmente chiaro nei discorsi e nelle azioni, così come nella propaganda e nelle proposte di governo, che sembra che l'opinione pubblica stia facendo come i cortigiani del racconto di Andersen, che non volevano vedere il Re nudo, fino a quando un bambino "impertinente" non ha squarciato il velo di stupida ipocrisia imposto dallo stesso sovrano.
In questo caso il sovrano è l'ignoranza politica ormai dominante. Essa si è estesa anche a causa del suicidio prolungato di una cultura e delle organizzazioni politiche "di sinistra", a partire dal partito comunista e dal partito socialista diversi decenni orsono. E sta continuando a proliferare anche a causa dell'inconsistenza dell'alternativa di società di quanto resta della sinistra plurale. La risposta di Mattarella è, in questo senso, emblematica di questa incapacità storica: invece di limitare ed arginare l'autoritarismo e l'arroganza della destra, non farà altro che alimentarla. Come succede dagli anni '90 alle posizioni della sinistra moderata. Seppur in buona fede. Ma della buona fede, ormai, pochi riescono a vedere il valore. Sempre che non si confonda con l'ingenuità, tra l'altro.
Come è accaduto ieri.

Accesso utente

Navigazione

Utenti on-line

Attualmente ci sono 0 utenti collegati.